Namaste'


domenica 26 luglio 2015

Il mio Nepal


Ora,stoppando momentaneamente il mio giringirare senza meta,mi trovo in Nepal ad aiutare chi tanto mi ha donato nel mio viaggio a livello emotivo e che tanto mi ha aiutato e spinto a prendere una consapevolezza maggiore di me stesso,percio' a seguito del terremoto che ha colpito questa stupenda nazione,io sono qui a cercare di essere il piu' utile possibile a piu' persone possibili...”


Era Agosto 2015 e nello scrivere queste parole mi trovavo a Kathmandù in attesa dell’arrivo del primo  gruppo di volontari scelti da Un associazione pro Nepal del Nord Italia per la ricostruzione di una scuola distrutta dal terremoto.

Occorre una premessa:  

Nel mese e mezzo precedente avevo girato differenti distretti e provincie attorno a Kathmandù visionando il drammatico stato in cui si trovavano le persone e le strutture a seguito del terremoto di Aprile 2015.
Grazie a Marco ed Anna, fondatori e coordinatori dell’Associazione 17, ho iniziato durante le giornate passate ad aiutare con loro a Siphal ”uno dei moltissimi Orfanotrofi di Kathmandu per bambini senza famiglia” a frequentare un gruppo di straordinari e volenterosi ragazzi Nepalesi.
Ragazzi che seppur con un passato difficile e senza famiglia sin dalla più tenera età, grazie alla sponsorizzazione da parte di Persone Europee, si sono impegnati al massimo e che contemporaneamente al conseguimento di lauree scolastiche ufficiali, hanno fondato un associazione a favore dei bambini Nepalesi più sfortunati e bisognosi.
La frase che mi rimbomberà per sempre nella testa e’ di uno dei tre coofondatori di CREATIVE NEPAL, Netra Upadhaya , un ragazzo magro, educato ed intelligente quanto simpatico che un giorno mi disse che; la fortuna che lui ha avuto in tenera età di trovare uno sponsor europeo che si prendesse carico delle sue esigenze e della sua educazione, lui sentiva e riteneva che era una fortuna e un dono talmente grande da poter essere ripagato solo ridonandolo a sua volta ad altri bambini bisognosi e soli come era lui un tempo.
Ragazzi umili, gentili e genuini che hanno da insegnarci molto sull’umana compassione, molto più di quanto attraverso un foglio o una tastiera io possa trasmettere.
Oltre a ciò, durante il mio periodo turistico da trekker ho avuto piacere e fortuna di creare legami di amicizia che a seguito del terremoto mi sono tornati nel cuore ed essendo sul suolo e in attesa dell'arrivo dei volontari per l'inizio dei lavori veri e propri, ho deciso di tentare di rintracciarli per cercar di dar loro una mano o più semplicemente un supporto morale con la mia presenza.
Allora mi sono messo alla ricerca fisica e informatica dei miei amici Gopal, Lakman e Charan per partecipare assieme a loro al viaggio verso il  loro villaggio natale nelle provincie in soccorso alle famiglie. 
Tentativo andato a buon fine che mi ha portato a vivere una delle esperienze di vita vera più forte e profonda mai vissuta sin a quel momento.
Assieme a Gopal e Lakman siamo andati in soccorso delle loro famiglie nel villaggio di Kalimat con un primo viaggio roccambolesco di 8 ore in un Bus strapieno di persone, animali e oggetti di ogni genere, per poi cambiare mezzo e percorrere gli ultimi 15 km di strada montana sterrata sul tetto assieme a ragazzi che come me per mancanza di spazio all'interno ,cercavano un modo per stare comodi ma che allo stesso gli garantisse un minimo di sicurezza di non volare via alla prima buca della strada o curva, altri che ben abituati a tale rischio schiacciavano un pisolino in attesa della loro fermata Albero.

Viaggiare sul tetto!
Nei villaggi montani Himalyani il centro di ritrovo popolare nonchè fermata di bus è una struttura rotonda a grandoni sulla quale si erge un albero secolare sacro per gli Hinduisti.
Le persone la sera si raccolgono attorno a questo luogo magico e sacro dove la natura abbraccia la necessità di spiritualità dell'uomo per parlare e discutere e durante il giorno e' un pò il fulcro del villaggio sul quale tutto ruota.

Abbiamo passato 15 giorni immersi nelle montagne, in un piccolo villaggio-comunità colpito dal terremoto. 
Io sono stato ospitato dalla famiglia di Gopal, composta dal capofamiglia e la moglie che pur non avendo più di 60 anni portano sul corpo intero i segni di una vita piena di difficoltà e fatica, Gopal con un fratello e una sorella coetanei attorno ai 30anni e un fratellino e una sorellina più piccoli attorno ai 5 e 7 anni.
Le loro case natali costruite in legno, terra e pietre erano crollate dal tetto alle fondamenta e essendo oramai inagibili, i familiari avevano eretto grandi tende in pelli tipiche a uso abitativo.
Noi ci siamo messi subito a selezionare e tagliare gli alberi per costruire una casa temporanea piu' accogliente e confortevole in attesa che poi con il tempo la famiglia avesse potuto ricostruire una casa vera e propria.


Di giorno lavoravamo alla costruzione delle temporay house della famiglia o di altre famiglie del villaggio che a loro volta poi aiutavano noi in un continuo circolo di mutuo soccorso spontaneo e reciproco.

 
La sera , rigorosamente divisi uomini da donne in taluni casi e in altri in maniera anticonformista tutti assieme, condividevamo il pasto fuori dalla tenda o invitati nelle case temporanee di qualche altra famiglia del vllaggio condividendo non solo del cibo ma un momento di profonda connessione umana fatta non di parole ma di squardi e di sensazioni emozionali di unione, rispetto e collegamento reciproco che solo tra le persone piu' povere materialmente ma ricche umanamente ho iniziato a sperimentare e a vivere.
 


Di notte bisognava andare in bagno accompagnati perche il "bagno"era la foresta di pini secolari e li un tempo ma non del tutto estinte, cerano le tigri e raramente capita che la notte si avvicinino alle abitazioni cercando di cacciare le pecore o i bufali nei recinti.
I bambini sempre sporchi e sorridenti che scalzi ci correvano dietro raccogliendo piccoli pezzi di legna e pigne da dare fieri alla madre per accendere il fuoco la sera, gli stessi bambini che ogni mattina facevano colazione bevendo una tazzona di birra di mais locale e un pezzo di Naan alle patate della sera prima,bambini pieni di gioia e di voglia di vivere che però se non riceveranno un educazione scolastica troveranno molte difficoltà in età adulta in un mondo sempre più in espansione e sempre meno agricolo e comunitario.
Perciò Gopal lavora come agente e guida turistica lontano dal villaggio in Kathmandù, per poter garantire ai bambini un educazione nella più vicina scuola e una vita migliore.

A seguito di questa esperienza e' maturata in me la convinzione che sia l'educazione e la cultura personale a emancipare e liberare la mente e lo spirito di una persona e che solo attraverso un diverso sistema educativo basato su valori umani di aiuto e rispetto reciproco potremmo cambiare il sistema attuale di pensiero e di vita nel primo mondo.
Seminando nuovi semi nelle generazioni future e coltivandoli nel nome del rispetto, dell'unicita' che ogniuno di noi rappresenta e della lealtà abbiamo l'opportunità di plasmare in meglio il mondo a venire così da lasciare alle generazioni future un mondo migliore di quello trovato al nostro arrivo. 


Alle prese con la colazione

Piantare piante da frutto



Il capofamiglia





Il piu' giovane..


 to be continued....



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